Musa e Minerva

Linda ed Emma mi corrono incontro, chiedo loro cosa faremo di bello, dove mi porteranno.

In lontananza, immerso nel giallo dell’autunno,  sbuca l’imponente sperone di roccia dove poggia San Leo. Tutt’attorno corrono prati e colline e nonostante faccia freddo, la luce e i colori del tramonto scaldano e avvolgono lo sguardo. Uno spettacolo che non può stancare.

Lungo il tragitto parliamo di recite di Natale, di guerre puniche, di compagni di scuola. Mi diverte ascoltarle,  mi fa tenerezza la loro allegria di bambine e mi affascina la particolare affinità che le lega, mi ricorda più quello di due amiche di vecchia data che quella di due giovanissime sorelle. Da Musa e da Minerva andremo tra poco, bisogna dar loro da mangiare e spazzolarle.

Linda prende il forcone e comincia a distribuire il fieno, Emma parla ai cavalli. Con la sua cuffia a fiori e il suo dito indice alzato, ne sgrida uno, consola l’altro, dispensa ordini con perentorietà, spalleggiata dallo steccato che la separa dai quei quadrupedi un bel pò più grossi di lei e direi anche di me.

Osservo Linda ed Emma, le guardo nell’attimo in cui si fanno portare dalla spensieratezza tipica dell’infanzia e un attimo dopo mi sembrano diventare grandi. Le vedo tenere le redini di questo magnifico posto, ben salde, tra le loro piccole mani esperte. E ne rimango ammirata.

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